Dopo 3 mesi in India è tempo di uscire dal Paese, per motivi di visto. Eravamo a Varanasi, e abbiamo deciso di andare in Nepal via terra.
Basta prendere un treno per Gorakhpur, poi uno dei tanti autobus che vanno a Sonauli, e da lì passare il confine a piedi è una passeggiata.
Questa è la teoria. La pratica ha mandato tutto all’aria prima ancora di lasciare Varanasi. Questa è la cronaca del nostro viaggio della speranza.
L’ultimo giorno a Varanasi, inizia la lunga attesa
La prima parte del viaggio è stata la più piacevole. I piani erano passare le ultime ore a Varanasi in relax, e così abbiamo fatto. Siamo andati ai ghat a vedere l’alba, abbiamo fatto colazione, poi doccia, bagagli, check out. Alla fine siamo andati in uno dei nostri cafè preferiti, il Mona Lisa, e ci siamo messi comodi ad aspettare.
Da lì i piani hanno iniziato a cambiare, perché il treno ha continuato ad accumulare ritardo. Doveva arrivare tra le 12 e le 13, ma mentre la mattina scorreva via il ritardo ha superato le 6 ore, ed era solo l’inizio…
Noi eravamo in comoda attesa al cafè: potevamo scrivere, dipingere, leggere, rilassarci, mangiare cose buone, e così siamo rimasti per tutta la mattina, e poi per tutto il pomeriggio
Rintanati in stazione dei treni a Varanasi
Verso le 19, più di 8 ore dopo del previsto, decidiamo di andare ad aspettare in stazione. Già nel piazzale antistante ci sono scene abbastanza apocalittiche, con gente distesa a dormire e aspettare su ogni metro quadrato libero.
Ci facciamo strada e decidiamo di aspettare in una delle sale d’attesa a pagamento. Non sono lussuose per i nostri standard ma hanno dei posti a sedere vagamente comodi, dei bagni dedicati, e non rischiamo che arrivino dei soldati con fischietto a scacciarci.
Da lì inizia la lunga attesa. Alessia cerca di stare tranquilla, io mi metto a scrivere più che posso, un po’ per distrarmi un po’ perché preferisco cercare di stare attivo e fare qualcosa di utile. Sulle 21 ci mangiamo il pane e formaggio che ci siamo portati dalla città.
Le ore continuano a passare, il ritardo continua ad aumentare, la gente inizia ad ammassarsi anche in sala d’attesa. Alessia prova a dormire in qualche modo, io continuo a scrivere e tenere d’occhio la situazione.
Abbiamo pagato per 2 ore. E poi per altre 2 ore. E poi per ALTRE 2 ore…
Salire su un treno indiano affollato
Finalmente, verso le 2 di notte, il nostro treno arranca faticosamente in stazione. Siamo pronti ad attenderlo alla banchina, e siamo un pò bravi e fortunati: siamo vicini al nostro vagone. Non basta per stare tranquilli.
Quando il treno è quasi fermo la folla si agita e parte la ressa. Tutti che vogliono salire subito, senza neanche aspettare che chi deve scendere se ne vada. Tutti che spingono, spintonano, sgomitano. Le vecchie signore sono le peggiori.
Ci troviamo un po’ separati, ma più di tanto non possiamo allontanarci, e non ci perdiamo di vista perché siamo molto più alti della media. A parte questo, è una bolgia infernale.
Per qualche motivo sono molto zen e non mi sento né arrabbiato né altro, forse troppo stanco, o forse Varanasi e l’India mi hanno cambiato un pò. Essere zen non mi impedisce di farmi strada con le buone e con le cattive. Alessia viene aiutata da un soldato che prova a mettere ordine, e ogni tanto essere europei aiuta. Poi trascina dentro anche me, e finalmente possiamo cercare i nostri posti e lasciarci la folla alle spalle.
Qualche minuto dopo, dal nostro finestrino, guardiamo gente che rimane a terra mentre il treno riparte. Ci sistemiamo alla meno peggio, ci copriamo per proteggerci dall’aria condizionata sparata al massimo, e proviamo a dormire un pò.
Il treno più lento del mondo: 5 ore, 20 km, eravamo più veloci a piedi
Dopo qualche ora di sonno agitato e poco riposante, ho aperto gli occhi poco dopo le sette. Se tutto è andato come previsto dovremmo essere vicini a Gorakhpur, destinazione finale del treno.
Google Maps spegne presto le mie speranze, come un iceberg che casca su un lumino da chiesa… Il treno non è neppure riuscito ad allontanarsi da Varanasi in modo decente. Sono passate 4 o 5 ore, e avremo percorso sì e no 20 km… Il ritardo registrato è ormai salito oltre le 18 ore.
Guardo fuori e vedo che ci muoviamo quasi a passo d’uomo, e ci fermiamo ad ogni piccola stazione, quando invece dovremmo tirare dritti.
Guardo in giù verso la cuccetta di Alessia, e stiamo pensando la stessa cosa: sarà un lungo viaggio…
La lenta strada verso Gorakhpur
Da svegli ci siamo messi comodi (per quanto possibile) e abbiamo sopportato la lunga attesa. Il treno ha iniziato ad andare un po’ più veloce, ma comunque la destinazione era distante diverse ore.
Ad una stazione ho anche provato a scendere di corsa per comprare qualcosa da mangiare. Naturalmente non ci sono riuscito: troppa gente, e troppa paura di restare a terra. Abbiamo dovuto arrangiarci con le nostre razioni di emergenza.
Dormire con l’aria condizionata al massimo non mi ha fatto molto bene, e mi sento tutto raffreddato e intontito…
Alla fine siamo arrivati a Gorakhpur verso le 13, avremmo dovuto arrivare alle 18… del giorno prima. Stanchissimi, senza forze, con ancora tanti passaggi da fare per arrivare al confine, decidiamo di non continuare subito ma di fermarci lì.
Riposo a Gorakhpur (12 ore di sonno)
Abbiamo così passato una mezza giornata nella ridente Gorakhpur. Non abbiamo fatto molto. Abbiamo riposato un po’ sulla terrazza del posto dove abbiamo dormito, che era una casa privata che ci ha messo a disposizione una camera.
Poi siamo andati a mangiare qualcosa in una specie di fast food indiano. Tutto molto colorato, tutto molto pulito, tutto molto illuminato. Anche il cibo era molto buono, ci siamo ingozzati di cose nuove ordinate un po ‘ a caso.
Torniamo in terrazza, ma con il sole che cala arrivano le zanzare, e non riesco più a tenere gli occhi aperti. Ce ne andiamo a letto prima delle sei, con l’idea di svegliarci più tardi e mangiare un paio di banane per cena.
Alle nove apriamo gli occhi, ci giriamo dall’altra parte, e continuiamo a dormire a oltranza.
Viaggio verso il confine India-Nepal
La mattina dopo, nonostante circa 12 ore di sonno, non riusciamo a trovare la volontà di alzarci alle 5, ci riproviamo alle 6. Andiamo alla stazione del bus e ci carichiamo sul primo che va verso Sonauli, la cittadina sul confine indo-nepalese.
Il bus è… pittoresco, ma abbiamo i nostri posticini in ultima fila, vicini al finestrino. L’autista sa il fatto suo e si fa strada con perizia, anche se sui rallentatori non si ferma. Ogni tanto arriviamo veloci e voliamo in aria prima di ricadere sul sedile. Altro che montagne russe: un autobus per Sonauli ti offre la stessa adrenalina per una frazione del prezzo.
Io dormicchio per la maggior parte del viaggio, nonostante caos, scossoni, salti. Alessia guarda fuori dal finestrino, e vede scenari di povertà che è difficile immaginare, con gente che vive in ruderi e case diroccate, paesini spersi senza la minima attrattiva, e tanta gente che vive ai margini della strada tirando avanti in qualche modo.
Passiamo il confine tra India e Nepal a Sonauli
Dopo 3 ore di viaggio arriviamo a Sonauli e scendiamo in questa cittadina abitata da gente che cerca di venderti qualcosa, fregarti in qualche modo, o entrambe le cose.
Cambiamo le ultime banconote da 500 rupie in dollari, perdendoci un sacco. In teoria è obbligatorio entrare in Nepal senza rupie in banconote di grosso taglio, in realtà non gliene è fregato niente…
Facciamo il nostro timbro di uscita, camminiamo fino al grande arco che segna il confine. Lasciamo i nostri dati alla parte indiana, e finalmente proseguiamo e siamo in Nepal!
Poco distante c’è l’ufficio per fare le carte di ingresso, e con un po ‘ di pazienza e di preparazione precedente riusciamo a fare tutto. Aiuta il fatto che gli uffici sono deserti, siamo gli unici “clienti”.
Disavventure nepalesi appena arrivati
Da lì in poi dovrebbe essere tutto facile, ma ovviamente non può essere così.
Primo obiettivo: procurarsi un po’ di rupie nepalesi. Il primo ATM rifiuta tutte e tre le carte… proseguiamo fino al secondo, ma il risultato non cambia.
Come fare?
Ci facciamo portare alla cittadina più avanti, pagando con le rupie indiane di piccolo taglio. Da lì andiamo a esplorare fino a che non troviamo un altro ATM, nascosto dentro un edificio pieno di negozi, e finalmente abbiamo dei soldi.
L’autobus sottodimensionato per Lumbini
Andiamo alla fermata del bus che porta a Lumbini, la nostra destinazione finale della giornata. Il bus è praticamente pronto a partire, quasi pieno, infatti resto in piedi.
Come si capisce che un bus è nepalese? Se è fatto per i nepalesi, che normalmente sono un paio di spanne più bassi di me. Così se provo a stare dritto la testa mi sbatte sul tetto…

Poi mi trovano un posto a sedere e il viaggio prosegue tranquillo, con le solite corse pazze ma c’è poco traffico e la strada è abbastanza comoda.
Arrivo a Lumbini e fine della grande avventura
Finalmente arriviamo a Lumbini, e veniamo scaricati a poca distanza dal nostro albergo. Sono circa le 15. Contando la nostra attesa a Varanasi ci abbiamo impiegato circa 52 ore. Una grande avventura, sicuramente più romanzesca ed emozionante di un banale volo aereo che ti fa arrivare a Kathmandu in 45 minuti.
Quando la realtà supera la fantasia.
E tutto sommato è andata bene
Ciao