Mentre esploravamo Khajuraho siamo scesi da un tuk tuk davanti a un piccolo tempio davanti a un lago artificiale. Il sole stava scendendo, e ci siamo fermati a guardare il tramonto sull’acqua, appoggiati alle pareti di pietra del tempio.
Insieme a noi c’era un anziano signore, che ha iniziato a parlarci e a chiederci di noi. Si chiamava Raju, era un carpentiere, e la sua casa era lì vicino, dentro il vecchio villaggio. Ci ha invitato a casa sua, ma quella volta abbiamo rifiutato. Gli abbiamo promesso di tornare il giorno dopo, e così abbiamo fatto.
La casa di Raju
La casa di Raju era dentro un dedalo di viuzze. All’ingresso c’era… la camera da letto. Delle scale strettissime e ripidissime portavano al piano di sopra: la cucina e il bagno. E salendo ancora si finisce nella terrazza, dove ci siamo accomodati.
La moglie è arrivata portando il chai, che abbiamo bevuto tutti insieme.
Siamo finiti a parlare di un po’ di tutto: il nostro viaggio, la sua famiglia… In futuro andranno al Kumbh Mela, il più grande festival religioso del mondo (un sacco di indiani ce ne parleranno, perché ci andranno o per chiederci se ci andremo).
Con noi c’è anche la nipotina di pochi mesi che gioca con tutto quello che le passa per le mani.
Più tardi ci hanno fatto assaggiare anche il puri, delle specie di focaccine fritte e salate, ovviamente fatte in casa, che abbiamo molto apprezzato.
La famiglia di Raju
Raju e la moglie hanno avuto tre figli maschi.
Il più grande è a Delhi a fare tour organizzati per giapponesi, per una grossa agenzia di viaggio.
Il figlio di mezzo è a Londra, ha sposato una ragazza inglese e hanno 2 bambine. Ogni anno vengono in India per 1 mese per stare con la famiglia. Quest’anno si troveranno tutti a Goa, e la moglie di Raju era molto contenta all’idea di mettersi a prendere il sole in spiaggia.
Il figlio minore vive con i genitori, e gestisce una scuola in parte pubblica e in parte privata lì in paese.
Il lavoro di Raju
Quando il sole stava scendendo il discorso è tornato sul lavoro di Raju, la carpenteria.
Ed ecco che è venuto fuori un sacchetto pieno delle sue creazioni, nel caso fossimo interessati.
Sul momento siamo rimasti un po ‘ spiazzati, ma visto che ormai eravamo lì abbiamo dato un’occhiata. Alla fine ci siamo portati a casa qualche ricordino. Abbiamo pagato più per la compagnia e per il momento di vita indiana che per gli oggetti.
Bella questa galleria di personaggi tanto umani, e bravi anche voi a interagire con tutti loro.
Ogni giorno è un’avventura sempre nuova e curiosa.
Ciao, continuate ancora