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Manini, la ragazza che ci mostra facce diverse dell’India (Agra)

Continuiamo la nostra rubrica “personaggi indiani che incontriamo nei nostri viaggi”.
Oggi parliamo di Manini, che è già comparsa nel nostro post dedicato al Sheroes Hangout.

Le donne e le ragazze che sono lì hanno in comune una cosa: sono sopravvissute a un attacco con l’acido.

Gli attacchi con l’acido

Cosa succede in questi attacchi?
Qualcuno decide che quella donna ha fatto qualcosa con cui non sono d’accordo, e pensa che il modo migliore per reagire sia buttarle addosso dell’acido. Il risultato sono ferite dolorosissime, spesso invalidanti, e che ovviamente lasciano segni che si portano dietro per tutta la vita.

Quali sono i moventi che provocano una violenza simile?
Non fanno in maniera soddisfacente i lavori di casa. Hanno una propria attività invece di stare in casa. Non hanno ancora figli (non importa di chi è colpa). Non sono interessate a qualcuno che le fa la corte.

Chi sono i colpevoli di questi attacchi?
Il marito. Il padre. Varie combinazioni dei membri della famiglia, o della famiglia del marito. Compagni di classe, amici o colleghi respinti.

E’ un crimine che viene commesso ancora molto spesso in India. Noi ricordavamo di averne sentito parlare mentre eravamo più giovani, e poi sinceramente non avevo sentito altro. Ma, come succede spesso con queste cose, il fatto che non ne sentiamo parlare non vuol dire che il problema abbia finito di esistere.

Come avevo scritto, nella nostra chiacchierata non siamo riusciti a chiederle le domande che magari le fanno tutti. Come è stata attaccata. Da chi. Se i colpevoli sono stati puniti (spesso non succede).
Siamo finiti a parlare del suo presente e del suo futuro.

La nuova vita di una sopravvissuta all’acido

Come è la vita di una sopravvissuta ad un attacco di acido?

Manini è entrata a far parte di Sheroes da circa 2 anni. L’associazione aiuta lei e le donne come lei ad affrontare la loro situazione, che di solito richiede un percorso complesso. Ci sono sostegno psicologico, assistenza medica, assistenza legale, e anche sostegno economico per avere di che sopravvivere nei casi più difficili.

Poi, oltre a sopravvivere, lavorano insieme per tornare a vivere. L’associazione offre loro corsi di formazione e opportunità di imparare skill utili per trovare un lavoro. E alcune di loro possono decidere di lavorare all’interno dei cafè che hanno aperto, come ha fatto Manini.

Ci ha detto che lavora al cafè 6 giorni a settimana. Sembra un bel lavoro: l’ambiente è tranquillo, amichevole, pulito, e le donne che erano lì sembravano andare d’accordo. Quando c’eravamo noi c’erano pochissimi clienti, e loro stavano a disposizione ma chiacchierando e ridendo tra loro.

Tra qualche giorno farà anche una piccola vacanza. Andrà a Jaipur, la Pink City, e voleva vedere il Palazzo dei Venti, probabilmente il simbolo della città. Jaipur è un posto molto bello, siamo sicuri che si sarà divertita molto.

E’ all’interno dell’associazione da circa due anni, e si trova molto bene. Lo ha detto con un bel sorriso, che raccontava che non è sempre andata così bene negli ultimi anni.

Ci ha detto che non vede spesso la sua famiglia, ma la sente in videochiamata. Questo ci ha fatto capire che è in buoni rapporti con loro, quindi almeno non sono stati loro ad attaccarla. Per gli indiani la famiglia è importantissima, quindi almeno lei ha potuto mantenere questi importanti legami, al contrario delle sfortunate che sono state colpite proprio dalla famiglia.

La mamma le dice che al suo villaggio inizia a fare molto freddo. E’ vicino alle montagne, verso il nord dell’India. Lei invece è ad Agra, dove l’inverno è come il nostro autunno, e preferisce le temperature miti che trova lì.

Non è stato facile per lei passare da un piccolo villaggio sperduto a una grande città come Agra, che conta 2 milioni di abitanti. E questo in aggiunta a tutti gli altri problemi. Ma adesso si è abituata, e non credo che tornerebbe indietro.

Cosa abbiamo imparato da Manimi

L’associazione, il documentario che abbiamo visto, tutte le donne presenti nel cafè dimostrano che si può sopravvivere anche a un attacco così devastante, e a essere felici anche portandosi dietro le terribili conseguenze fisiche e mentali.

Manimi ce lo ha mostrato con le sue parole, i suoi sorrisi, e con il tempo che ci ha regalato. Per me, è stato anche vederla mettersi in posa per la foto facendo la V con indice e medio della mano, come ho visto fare alle ragazze indiane che si fanno i selfie. Mi è sembrato di vederla comportarsi con naturalezza come se fosse una ragazza completamente normale, e penso che questa sia una sua grande vittoria.

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