Tra i personaggi indiani che abbiamo incontrato non possiamo non parlare di Kuldip.
Non è un incontro casuale come gli altri, perché è stato la nostra guida nei giorni che abbiamo passato in Kutch. Ma abbiamo trascorso con lui diversi giorni, vissuto a casa sua, passato del tempo con la sua famiglia, parlato di tante cose.
E’ un esempio della parte migliore dell’India.
La guida turistica più famosa del Kutch
Alessia ha iniziato a seguire Kuldip sui social molti mesi prima di partire, su questo profilo Instagram. Condivide foto, informazioni e contenuti sulla sua terra, la sua cultura, le persone, la natura, e tanto altro.
Attraverso i suoi post si è innamorata del Kutch, e arrivare fino a lì è diventato uno dei pochi punti fissi del nostro viaggio sabbatico.
Kuldip è una guida turistica, ma questo è un termine molto riduttivo per descrivere cosa fa. Non si limita a portarti in giro in un percorso predefinito e a spiegarti le cose. Lui conosce davvero bene la sua terra e tutto quello che offre, e ti può dare un’esperienza davvero su misura.
Vuoi la natura? Vuoi artigianato? Vuoi il deserto? Vuoi la musica? Vuoi le tradizioni? Lui ti aiuta ad organizzare delle giornate perfette per te, perché può metterti in contatto con le persone giuste, portarti nei posti giusti, preparare le esperienze giuste.
United Artisans of Kutch
Kuldip non è solo una guida turistica. Ha anche fondato una associazione di artigiani, la United Artisans of Kutch.
L’associazione unisce alcuni artigiani attivi nella zona del Kutch, che fanno un po’ di tutto: block printing, telaio, embroidery, campane, Rogan art e altro ancora.
Alcuni artigiani sono diventati famosi e ricchi con queste tecniche, e così hanno un sacco di visitatori e di lavoro. Ma ci sono tanti altri artigiani altrettanto abili, persone positive e creative, che meritano un’occasione. Kuldip cerca di dare loro questa occasione, promuovendo il loro lavoro e la loro arte.

Noi abbiamo conosciuto diversi di questi artigiani. Sono stati dei bellissimi momenti, e fanno delle cose davvero belle. C’è un grosso pacco che sta andando verso l’Italia, pieno di quello
Non solo guida, ma riferimento per persone e problemi del territorio
Con il suo lavoro di guida turistica Kuldip viaggia molto sul territorio. Visita i villaggi, parla con la gente, chiacchiera con tutti. Ad ogni fermata c’è qualcuno da salutare, qualcuno che vuole parlargli, qualche storia da raccontare.
Alcune di queste persone vivono molto isolate, e si trovano ad affrontare problemi e situazioni da “mondo moderno” in cui non sanno che fare. Faccio due esempi che abbiamo visto di persona.
Ci siamo fermati a dormire in un villaggio sperduto vicino al deserto. Erano circa venti capanne di fango, nessun edificio in muratura. Il villaggio è lungo la strada per il deserto, ma poi esci dalla strada asfaltata e inizia lo sterrato. E’ qualcosa di meno di un sentiero, è un passaggio tra gli arbusti dove la macchina deve andare avanti a passo d’uomo per evitare le buche peggiori.
Gli abitanti del villaggio hanno bisogno che quel tratto venga sistemato e asfaltato. Per fare i 2 km che li separano dalla strada ci vogliono 20-30 minuti, e poi c’è la lunga strada fino ai primi centri abitati. Se ci sono necessità, urgenze mediche o di altro tipo sono quasi tagliati fuori, e potrebbe essere fatale.
Ma loro vivono nel deserto e sono praticamente invisibili. Kuldip è il loro principale collegamento con il resto del mondo, e gli hanno chiesto di fare qualcosa. Proverà a fare una richiesta al governo, a quanto pare c’è un sito apposta per queste cose. Magari non è molto, ma sicuramente è una speranza che altrimenti non avrebbero.
Mentre eravamo in un altro villaggio abbiamo camminato un po’ fino a uscire nella “campagna”. In mezzo alla terra arsa c’era una piccola capanna di fango e un altro paio di baracche circondate da un muretto, dove viveva una coppia di anziani signori.
Anche questi simpatici vecchietti vivono quasi in completo isolamento, non hanno neanche documenti di identità. Per farli bisogna fare un bel po’ di procedure burocratiche e di scartoffie (agli indiani piacciono le scartoffie!). Ma senza quei documenti se vanno in ospedale devono pagare tutte le cure, e non hanno quei soldi. Come possono fare?
Anche loro hanno parlato con Kuldip, e lui proverà a sentire degli amici, e a metterli in contatto con qualcuno che forse li potrà aiutare. Non è il suo lavoro, non può fare molto per loro, ma lui è qualcuno che li collega con il grande mondo esterno, che non conoscono e non possono navigare senza aiuto.
E così Kuldip, girando di villaggio in villaggio, e parlando con tutti, è diventato un punto di contatto di una rete sparsa in un territorio vastissimo, dove difficilmente i diversi villaggi e le diverse persone riescono a conoscersi e a comunicare. E così offre consigli, mette in contatto persone con chi le può aiutare, crea contatti per collaborazioni, e aiuta a creare dei legami che trasformano un territorio in una comunità.
Lo fa per passione, perché vuole aiutare la gente, e perché nessun altro lo può fare quanto lui.
Homestay in India vuol dire famiglia
Esplorare il Kutch è stato bellissimo e super interessante, ma quello che ha fatto la differenza è stare in un vero homestay. Abbiamo condiviso il nostro tempo con la famiglia di Kuldip, ci hanno fatto entrare non solo nella loro casa ma anche nella loro quotidianità.
Ankita, la sorridente e allegra moglie di Kuldip, ci ha accolto dal primo minuto e ci ha sempre fatti sentire a casa. A volte mangiavamo insieme, ci dava lo stesso cibo che mangiava il resto della famiglia. Ci ha sempre dato un sorriso e una parola gentile. Ogni tanto chiacchieravamo di questo e di quello e da lei abbiamo imparato molte cose sull’India e le sue tradizioni. Parla anche un ottimo inglese con un ottimo accento, che aiuta molto a capirsi.
La mamma di Kuldip è una signora piena di energie e di allegria. Il suo inglese è molto semplice, ma alla fine riesce a farsi capire e ci siamo fatti tante risate insieme. Le piace cantare e sa un sacco di canzoni, e ci ha anche aiutato a impastare quando abbiamo cucinato la pizza.
Il padre di Kuldip è un signore più riservato, ma sempre molto cortese quando ci vedeva. E una sera, dopo la cena, ci ha offerto dei datteri secchi importati dall’Arabia. Così, senza preavviso, è stato un gesto inaspettato e molto gentile.
Alla fine del soggiorno ci sembrava davvero di stare come a casa, il che è strano se penso che eravamo in tutto sette sotto un tetto, mentre in Italia siamo solo in due!
I progetti futuri di Kuldip: la fattoria in mezzo al nulla
Kuldip è un ragazzo impegnatissimo, con un sacco di progetti in corso e un sacco di impegni. Ma da qualche mese ha iniziato un altro grande progetto, più personale.
Ha comprato un pezzo di terra vicino al villaggio dei suoi parenti. Siamo andati a vederlo insieme: per ora è una distesa arida di piante e arbusti di tutti i tipi, e che non ho mai visto in Italia. Non c’è acqua, e c’è solo una piccola capanna di bambù ed erba secca. Ma basta guardarlo e sentirlo parlare per capire che lui guarda quella terra e vede i suoi sogni futuri.
Lui e Ankita sono decisi a fare qui la loro nuova casa. Vogliono vivere in mezzo e alla natura, prendere dei ritmi diversi e più sereni, e questo è il primo passo.
Magari torneremo a trovarli tra qualche anno. Dovremo trovare qualcuno che ci porti per stradine di campagna, e a un certo punto vedremo spuntare una nuova casetta circondata dal verde. E lì saluteremo i nostri amici, che stanno vivendo nel loro angolo di paradiso.