Per il nostro viaggio in India ci siamo trovati a passare il Natale in un posto parecchio fuori dagli schemi. Bundi è una città fuori dalle rotte turistiche, poco conosciuta anche dagli stessi indiani.
Ci siamo fermati qualche giorno, e all’inizio non abbiamo visto in giro neanche un occidentale. Così siamo diventati un po’ la novità del momento, e abbiamo conosciuto parecchi personaggi interessanti.
Michael, hotel manager fuori dagli schemi
Il primo personaggio che abbiamo incontrato è stato Michael. Ci ha accolto la sera stessa, perché era il manager dell’albergo, e senza di lui avremmo continuato ad aggirarci per stradine per chissà quanto tempo.
Michael è una isola di efficienza in un continente che, di solito, ha lunghi tempi morti e tanta difficoltà a portare a termine i lavori. Gli chiedi una cosa, e dopo pochi minuti è fatta: una piacevole novità.
E’ anche un personaggio strano anche per gli indiani: un omone grande e grosso, massiccio, completamente senza peli e capelli. Anche un pò inquietante, e con un modo di parlare che a volte è quasi brusco.
Nei giorni in cui siamo stati a Bundi ci siamo incrociati varie volte e ci ha dato qualche consiglio, ci ha raccontato un po’ di cose sulla città, e sugli ultimi pettegolezzi. Un giorno hanno avvistato un leopardo, e presto ne parlavano tutti.
Un giorno ci ha invitato a pranzo a casa sua. Senza motivo, se non che ci siamo incontrati sul terrazzo verso ora di pranzo.
E così siamo andati a casa sua: un antico edificio abitato dalla famiglia di Michael da 400 anni. La sua è una famiglia di bramini, quindi le pareti sono dipinte di azzurro. Dentro è un dedalo di stanzette, cortiletti, strette e ripide scale che portano ai piani superiori. Non c’è un progetto, e neppure molta logica nella costruzione, che sarà cresciuta nei secoli intorno alla famiglia. Ad esempio per arrivare alla camera di Michael, dove abbiamo mangiato, si passa per la camera del nipote, e da lì si va anche al terrazzo…
Il pranzo era buono e molto semplice, mangiato per terra senza fronzoli. Quando ho messo in bocca l’ultimo boccone Michael era pronto: “We go?”, e in due minuti eravamo in strada.
Raj, il negoziante curioso
Nel nostro primo giorno a Bundi siamo stati agganciati con perizia da un negoziante di sciarpe e vestiti. Ha iniziato con la classica tattica che hanno usato diverse volte in tutta l’India. “Di dove siete?”, “Vorrei parlare un po ‘ con degli stranieri e conoscervi”, ma lo ha fatto con più classe degli altri.
Ci siamo trovati a sedere nel suo negozietto, e siamo stati circa due ore a parlare di questo e di quello. Ovviamente ha provato a mostrare le pashmine, ma senza spingere troppo.
E così è diventato uno dei nostri appuntamenti fissi. Il suo negozio è lungo la strada che facciamo ogni giorno, così ogni giorno lo salutiamo, ci invita a sederci, ci facciamo una chiacchierata.
Non capiamo molto il modello di business, perché eravamo sempre solo noi a fermarci. Ma abbiamo imparato che è un appassionato di meditazione, e ci ha dato qualche nozione di base anche sui chakra e sulle pietre a loro collegate.
L’ultimo giorno siamo tornati per comprare qualcosa di piccolo, anche solo per ringraziarlo. Quindi alla fine la sua strategia ha funzionato.
Krishna, il vecchio del chai
Lungo l’unica strada importante della città vecchia di Bundi ci sono una serie infinita di negozi, una serie di stanze, tutte grandi uguali, che danno direttamente sulla strada.
Una di queste nicchie è diversa dalle altre, perché è un tripudio di colori, di disegni, di scritte. E’ il Krishna Tea Stall, il miglior chai della zona.
Krishna è il nome del proprietario, un signore piccolino e dai grandi baffi, perennemente accovacciato alla sua postazione davanti al negozio.
Lì ogni giorno esegue il suo rituale per la creazione del chai. Sempre uguale, ma sempre affascinante. Si parte e si arriva con una preghiera verso la statuetta del dio che tiene vicino. E poi prendere le spezie, tritarle con un sasso, mescolare tutto nel latte e nel tè bollenti. Versare e riversare il tutto fino a che diventa un chai davvero speciale.
Krishna non sa tanto l’inglese, ma da buon indiano sa venderti di tutto. E quindi mentre bevi il chai magari puoi prenderti anche qualcosa da mangiare. Guarda caso sua moglie cucina qualche buon piatto, basta guardare il menu.
E se non hai fame puoi guardare gli album pieni di miniature fatte su cartolina, ottime anche per regalare agli amici (con queste ci ha fregato, abbiamo fatto acquisti).
E se non vuoi neanche quello ma ti è piaciuto il chai, per te ci sono dei pacchetti già pronti e premiscelati per fare fino a 100 tazze di chai.
Mentre bevi finirai sicuramente a guardare le pareti, ricoperte di scritte e disegni colorati. Ci sono anni di graffiti di clienti affezionati da tutto il mondo. Alcuni hanno fatto un disegno enorme, altri una piccola firma in un angolo.
E il giorno prima di partire anche noi abbiamo lasciato la nostra opera d’arte.

Nayan, il ragazzo del cafè Romeo
Mentre cercavamo di sperimentare il meglio della ristorazione di Bundi, abbiamo provato a fare colazione al Cafe Romeo. E’ il posto dove si ritrovano gli occidentali, quindi di solito non ci interesserebbe, ma abbiamo deciso di fare una eccezione.
Il cafè è una soluzione super minimal. Fuori ci sono due piccoli tavolini. A fianco dell’ingresso c’è una mini cucina. Dentro c’è solo una piccola stanza, senza finestre, con dei tappeti per terra e un paio di tavolini bassi. Tutto a misura per una sola persona, un ragazzo dinamico e iperattivo: Nayan.
Ci ha preparato una ottima colazione, una ciotola di porridge con frutta fresca e miele che abbiamo dovuto dividere, tanto era grande. Sentito che eravamo italiani si è anche lanciato nel fare un caffè per Alessia, con tanto di moka.
Fa tutto lui: Cucina, prepara caffè e chai, saluta tutti, chiacchiera e intrattiene clienti. Sempre un pò di corsa, parla un ottimo inglese ma come se fosse un video Youtube accelerato 2x, quindi riuscire a seguirlo è faticoso.
A un certo punto ha detto: “Ho finito le verdure, vado a prenderle al mercato”. Ed è partito lasciando noi e un’altra coppia di avventori a badare al suo locale. Che personaggio!
Quello che mi piace di Nayan è che gli piace tanto conoscere nuova gente, e poi cercare di mettere in contatto i suoi nuovi amici. Però non gli riesce sempre molto bene.
Nei giorni in cui siamo stati a Bundi ha provato a organizzare una cena sul tetto: cucina del Rajasthan cucinata da uno chef, chi vuole aiuta a cucinare, chi vuole suona, si passa una serata in compagnia. Purtroppo non è riuscito a trovare abbastanza volontari (noi ci eravamo offerti volontari).
La sera di partire ci ha detto che due suoi amici australiani dovevano prendere il nostro stesso treno: se passavamo dal suo cafè potevamo dividere il costo del tuc tuc. La mattina dopo siamo passati, ma c’eravamo solo noi. Abbiamo visto i probabili australiani più tardi, già alla stazione.
Ma è lo stesso un personaggio simpatico, e le sue colazioni sono super abbondanti, super buone, super salutari.

Jay, il ristoratore pazzo
Tra tutti i personaggi strani di Bundi, Jay è il più strano di tutti, per distacco.
Ci ha abbordato mentre eravamo a passeggio la prima sera, parlando a 1000 parole al minuto senza un attimo di respiro. Il suo discorso sembrava passare da un argomento all’altro, senza mai andare da nessuna parte, ma sotto sotto c’era un tema di fondo. E il tema era che aveva un piccolo ristorante lì vicino, e dovremmo proprio andare a mangiare lì.
Ha continuato a parlare per 15-20 minuti, ma sembravano ore, sembrava non finire mai.
I giorni successivi abbiamo continuato a vederlo ogni giorno, quando passavamo nella zona del forte a un certo punto giravamo la testa ed eccolo lì che ci salutava, e ci chiedeva quando saremmo passati.
Non eravamo convinti. Una viaggiatrice inglese ci ha detto che aveva passato lì una bella serata, ma che era difficile da sopportare dopo le prime due ore. Alcune recensioni dicevano che il menu era fisso, senza prezzi esposti, e che alla fine costava troppo.
Alla fine ci siamo detti: proviamo anche questa.
L’ultima sera ci siamo avviati, e ci ha raggiunto in pochi istanti. Finalmente gli abbiamo detto sì, e sembrava l’uomo più contento del mondo.
Il ristorante è sul terrazzo della casa della sua famiglia, sono due tavoli, e quella sera eravamo solo noi. La cena era un thali, un piatto misto con tante cose buone, fatto dalla sorella e dalla mamma. Bis a volontà, fino a che abbiamo dovuto stopparli.
Il cibo era buonissimo, il lassi era quasi un dessert per conto suo, il conto è stato abbastanza onesto, Jay si è controllato. E’ stata una bella serata
Arvin, il negoziante gentile e onesto
Ultimo, ma non per importanza, è stato Arvin. Tra tutti è il nostro amico di Bundi meno strano, ma quello che ci è piaciuto di più.
Siamo andati da lui per comprare un po’ d’acqua. Abbiamo chiacchierato un po ‘, perché in India attaccano bottone anche se compri un po’ d’acqua. Abbiamo chiesto il prezzo dell’acqua, e ci ha detto che non voleva farci la cresta solo perché eravamo stranieri.
Era un punto importante per lui, perché voleva vivere una vita di buon karma. Il karma è un concetto un pò complicato, non è solo “se ti comporti male, poi ti capiterà qualcosa di brutto”. E’ qualcosa di più simile a “se ti comporti male, fai del male prima di tutto a te stesso, sia nel presente che nel futuro”.
Quando ci siamo visti la seconda volta abbiamo comprato carta igienica, bene preziosissimo e raro in India. Ci ha augurato buon viaggio, ha detto che avrebbe pregato per la nostra salute, e che ci augurava di tornare in futuro.
Credo che le sue preghiere non potranno che esserci utili.
Ci ha anche chiesto quando saremmo andati via, e se riuscivamo a passare a salutarlo.
E così la mattina della partenza eravamo lì vicino a fare l’ultima colazione. Il suo negozio era chiuso, ma poi lo abbiamo visto arrivare. Ci ha visto al tavolino del bar di Nayan ed è venuto a salutarci con un grande sorriso, rinnovando gli auguri e le benedizioni.
“Arvin” significa “amico delle persone”, e raramente un nome è stato più azzeccato. Una persona squisita che siamo stati felici di conoscere, e che rende il mondo un posto un pò migliore.
Saluti e arrivederci
Abbiamo lasciato Bundi molto a malincuore. Ci è dispiaciuto molto lasciare i nostri nuovi amici, ma era il momento di ripartire per nuove avventure.
Ripartiamo con tanti nuovi ricordi e la speranza di tornare di nuovo in futuro. Bundi è una città carina e tranquilla, e se a questo aggiungi delle persone amichevoli e disponibili, può essere una tappa memorabile anche in un viaggio come questo.
Umanità varia sorprendente comunque sempre interessante
Soprattutto capaci di interagire senza essere ingombranti