Sono seduta nell’erba con i miei acquerelli e sto cercando di ritrarre la Porta dell’India di Delhi nel mio diario di viaggio a colori (così chiamo il mio book). Le persone mi passano davanti, alcune buttano l’occhio, altre si fermano incuriosite, altri ancora mi danno anche la loro approvazione.
Inizia a tramontare il sole, si fa buio e anche se la mia posizione è illuminata da un lampione sto pensando che è ora di mettere via tutto e di andare. Ma qualcuno mi si siede davanti. Sono due bimbi, una femminuccia di circa 6 anni e un maschietto di qualche anno in più. Sono due bimbi di strada, forse fratelli, e lo si capisce da come sono in giro da soli “al buio” e dal fatto che ci chiedono dei soldi.
Per nostra decisione non diamo soldi ai bimbi di strada e non cediamo.
La piccolina guarda i colori e poi guarda me. Sono un po’ titubante, sono i miei acquerelli che amo tanto e che custodisco gelosamente. La guardo un’altra volta e le chiedo (più a gesti che a parole) se vuole provare. Prende il pennello ed inizia a colorare su un block notes. Mi scrive il suo nome: Laxmi
Anche il maschietto è interessato ma non tanto a colorare quanto a tentare di smontare la scatola di colori.
Laxmi vorrebbe fare un disegno… ma non ho carta a parte il mio diario di viaggio a colori.
Vedo i suoi occhioni e non riesco a resistere. Le lascio i colori, il pennello, il mio quaderno. Con qualche parola e molti gesti cerco di spiegarle come usarli. Lei apprende velocemente e si mette a disegnare e a colorare. Una casetta gialla con una figura ed il cielo. Un’opera meravigliosa che impreziosisce il mio diario di viaggio
Lei sembra felice e anch’io lo sono.
